Elio Vittorini ne “Le Città del Mondo” descrive la scena di un pastore che insieme al figlio arriva a Scicli e per la prima volta la vede:
“Rosario continuava: «È la più bella città che abbiamo mai vista. Più di Piazza Armerina. Più di Caltagirone. Più di Ragusa, e più di Nicosia, e più di Enna…» Il padre non lo negava. Egli considerava la pietra senza dir nulla, e Rosario poté soggiungere: – Forse è la più bella di tutte le città del mondo. E la gente è contenta nelle città che sono belle….»“
Scicli, la perla del barocco, è un presepe vivente incastonato tra tre vallate: città monumentale, protetta da costoni rocciosi, che digrada verso il mare.
Il centro storico di Scicli, visitabile a piedi, offre al visitatore infiniti e suggestivi scorci. E allora perché non lasciare gli ormeggi e tuffarsi nella storia con una passeggiata alla scoperta del tempo che fu?
La storia di Scicli è la storia della Sicilia: i primi insediamenti vengono fatti risalire a oltre tremila anni fa, poi Greci e Cartaginesi, Romani, Bizantini e Barbari.
Scicli rifiorisce sotto il dominio Arabo come testimonia nella prima metà del XII sec lo storico arabo Edrisi: “[Qui godesi] ogni ben di Dio ed ogni più felice condizione: i giardini producono tutta sorte di frutte (…) i poderi e i seminati sono fertilissimi ed eccellenti sopra tutt’altri; la campagna vasta e ferace: ed ogni cosa va per lo meglio in questo paese. I fiumi [del territorio], abbondanti di acqua, muovono di molti molini»”.
Città feudale coi Normanni, a cui è legata la leggenda della Madonna delle Milizie, Scicli soffre sotto gli Angiò: si ribella nell’aprile 1282, partecipando insieme alle città di Modica e Ragusa all’insurrezione nota come i Vespri Siciliani.
Sotto gli Aragonesi entra a far parte della contea di Modica, diventandone il presidio armato rispetto al mare: Scicli è fino al 1754 una delle dieci Sergenzie (circoscrizioni militari) del Regno.
Dalla metà del secolo XIV la città espandendosi si trasforma, spostandosi dai colli che la circondano alla pianura, fino ad assumere l’attuale impianto urbanistico a valle. Tuttavia l’epidemia di peste del 1626 e il tremendo terremoto del Val di Noto del 1693 assestano duri colpi alla città, distruggendone gran parte e decimandone la popolazione.
Scicli rinasce ancora una volta, ancora più bella, barocca.
Il suo fascino odierno si deve a questa ricostruzione, risalgono a questo periodo, eretti palazzi nobiliari: Palazzo Spadaro, di stile tardo-Barocco; Palazzo Beneventano, di stile Barocco, sorto sulle macerie del terremoto; Palazzo Fava; il Municipio; Palazzo Veneziano-Sgarlata; Palazzo Bonelli-Patanè; Palazzo Conti; Palazzo Papaleo.
Mentre sopravvivono al terremoto e rimangono come testimonianze architettoniche precedenti: il Convento della Croce, il palazzo Terranova-Cannariti e il quartiere trogloditico di Chiafura.
La ricostruzione operata a valle nel corso del 1700 e del 1800, che si esprime in sontuosi palazzi e chiese tardobarocche, non preclude il rapporto della città con i quartieri popolari inseriti sui costoni rocciosi, che già in epoca bizantina e fino a metà del secolo scorso erano utilizzati come insediamenti rupestri.
Così pure la città riesce a mantenere vivo il suo colloquio con la natura, nelle parole dello storico e architetto Paolo Portoghesi: “Il rapporto con la natura a Scicli è più riuscito che in qualunque altro centro di tutta l’area sud-orientale”.
Scicli, bella e fiera, merita certamente una visita: potrete abbracciarla tutta con lo sguardo dal Colle di San Matteo, una salita ripida, di appena dieci minuti, che si farà perdonare con una vista mozzafiato.
Opulenza e creatività, il Palazzo è da solo un tour nella storia e nell’architettura di un territorio, quello di Scicli, che a distanza di secoli non smette di affascinare.
Attività realizzata nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 – Misura 19 “Sostegno allo sviluppo locale leader”, sottomisura 19.2 P.O. 2/2020
CUP G64H19000100009
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